Apiario in inverno

Come trascorrono l’inverno le api

Più intenso nei mesi caldi, il lavoro di un apicoltore non si ferma durante l’autunno e l’inverno

Arnie in inverno a Civate

Cosa fanno le api in inverno?

Le api durante l’inverno non producono miele. Il lavoro di raccolta di nettare e polline si concentra infatti nei mesi caldi e temperati anche se, già nel mese di febbraio, le api raccolgono il polline di nocciolo utile per la ripartenza della covata.

La vera corsa delle api operaie comincia a metà marzo, quando fioriscono i ciliegi. A maggio c’è una delle raccolte più pregiate, almeno per noi apicoltori lombardi: è il periodo della fioritura della robinia, che permette la produzione di uno dei mieli più richiesti, cioè il miele di acacia. Arriva poi il tempo del così detto “secondo raccolto”, durante il quale le api producono il millefiori. A luglio, a quote più alte, attorno ai 600m, si raccoglie il tiglio. Gli ultimi voli estivi servono per raccogliere l’edera; la produzione di miele di edera non viene prelevata dall’apicoltore, che la lascia nell’arnia come scorta per l’apiario. A fine agosto, per quanto riguarda la Lombardia, il raccolto è terminato.

La vita in apiario

Un’ape operaia nata a maggio vive in media dai trenta ai quaranta giorni, e trascorre la sua vita svolazzando tra un fiore e un altro, portando a casa il prezioso nettare che serve per la produzione del miele. A metà luglio l’ape regina interrompe la produzione di uova, comincia il così detto “blocco di covata”. Le api che nascono dall’ultima covata di fine ottobre vivranno fino a 180 giorni. Durante l’autunno e l’inverno, la vita di un’ape trascorre al calduccio, nell’arnia che ospita la famiglia.

Le api escono dall’arnia quando fa freddo?

In un’arnia la temperatura raggiunge i 37°C, perché le nostre amiche api, amanti del caldo, dovrebbero uscire se non ci sono fiori su cui andare?

Le ore di luce a novembre sono poche, ma se il cielo è terso e il sole permette di raggiungere una temperatura superiore ai 14°C, alcune api possono uscire dall’arnia per svuotare l’ampolla rettale.

Non tutte le famiglie di api si comportano allo stesso modo. Ogni arnia ospita una diversa famiglia che agisce come se fosse un organismo, con le proprie peculiari caratteristiche. Capita che un apicoltore noti silenzio e assenza di movimento (durante i mesi freddi) in quasi tutte le arnie e magari solo una o due famiglie si avventurino fuori dall’alveare. Questo accade perché le caratteristiche di quelle specifiche famiglie permettono alle api di uscire a temperature più basse.

Diverse famiglie, magari più “freddolose”, hanno altre qualità. Possono ad esempio, essere più improntate a raccogliere la propoli, o fare più miele durante l’anno.

Il ruolo dell’apicoltore in autunno e inverno

Un apicoltore non abbandona mai il suo apiario. Durante tutto l’anno deve accertarsi che le sue api siano in salute e che abbiano abbastanza scorte di miele, oltre ad occuparsi di lavori “straordinari” (come vi raccontiamo nel nostro articolo Una nuova casa per le api). Le api producono il miele per consumarlo durante i mesi inoperosi. Le scorte che l’apicoltore lascia alle api può non essere sufficiente, soprattutto quando la produzione è stata scarsa. Per questo interviene con la somministrazione di candito, un alimento solido, a base zuccherina, ideato per nutrire le api in inverno.

Quando fa molto freddo, l’apicoltore evita di aprire le arnie per non disturbare la famiglia e non rompere i sigilli di propoli che servono a isolare l’arnia dalle perdite di calore. Come detto, nelle giornate soleggiate, se la temperatura supera i 14°C, l’apicoltore può osservare le più coraggiose uscire e volare sopra l’azzurro limpido del cielo invernale.

 

 

Cristina Cireddu

Gli ultimi voli della giornata, sopra un cielo azzurro. Tra poco le api torneranno nella loro casetta, a 37°C

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